Ah sì, quest'anno me la
voglio prendere comoda, Parigi in fin dei conti dista poco più di
1000km e la posso anche raggiungere comodamente in sei giorni...certo
ci sono le Alpi di mezzo e la Francia è tutta un su e giù poi se
inizia a piovere e tirare vento.. ma se uno inizia a vederla nera è
meglio che non salga neppure in bici, perdio siamo uomini o caporali?
Piuttosto mi affido alla cabala scegliendo come data di partenza
l'8/8, memore del fatto che i cinesi avessero iniziato in quel giorno
le olimpiadi appunto per ragioni scaramantiche, ed anche per
concedermi un adeguato tempo per essere pronto alle 16 del 16 (notare
la relazione numerica...) al Vélodrome
National
di St
Quentin
en Yvelines per la partenza della
Paris-Brest-Paris. Il fatto che tutto sia andato bene, che io non
abbia mai forato nè sia caduto conferma l'importanza simbolica dei
numeri anche se pericoli e avventure non son comunque mancati.
Altra mossa vincente è
stata quella di puntare quest'anno, nella scelta delle destinazioni
su Warmshowers, sulle donne. Non per i banali motivi che ogni
presunto o reale "tombeur de femmes" italico potrebbe
immaginare ma per l'esperienza accumulata negli anni. Noi maschietti
abbiamo molte qualità ma per quel che riguarda l'ospitalità,
l'ordine ed il cibo non ce la possiamo fare. I single hanno
generalmente altre priorità così ho scelto destinazioni, tranne una
di cui parlerò in seguito, dove non mancasse la presenza femminile
anche se accompagnata e con prole.
Per quanto riguarda la mia
dolce metà invece decido di partirmene di buon'ora senza particolari
addii ai quali sono particolarmente allergico. Memore dell'esperienza
di Orfeo o di Lot non voglio neppure per un attimo fermarmi a
guardare ciò che lascio anche e soprattutto perchè la pianura
padana è ammorbata da una calura soffocante e cerco, partendomene
presto, di pedalare il più possibile al fresco. E la mia amata e mio
figlio Angelo non sono esattamente amanti dei risvegli antelucani.
Per decidere a che ora
piazzare la sveglia avevo peraltro compiuto accurati studi sulle
varie tipologie di alba civile, nautica o astronomica coll'ovvio
risultato che quando sono pronto per partire è ancora buio e devo
riaprire tutte le borse per trovare la micro luce a forma di
ranocchia che avevo seppellito chissà dove.
Così pedalo nell'alba
silente di un sabato agostano tra pensieri e ultimi dubbi sulle
masserizie caricate nelle borse, quelle affidate al buon Raffaele che
me le porterà in auto a Parigi e quelle lasciate a casa perchè
giudicate inutili...e se il coltellino svizzero o la giacca a vento
pesante o le creme contro le emorroidi fossero davvero utili? Più
pedalo e mi allontano da casa e meno solide sembrano le ragioni che
mi potrebbero far ritornare a casa...in fin dei conti ho il casco, le
scarpe, le borracce, il cellulare, la carta d'identità e la carta
di credito....la voglia di pedalare e vivere nuove avventure non
manca...tutto il resto sono sovrastrutture.
Nel frattempo sono
arrivato al Po che attraverso senza neppure la cerimonia della
"pisciata dal ponte" e vengo richiamato alla realtà prima
di Cremona dalle solite mattane del mio navigatore. In verità la
colpa non è neppure del mio fedele Garmin 705, che tra l'altro è
caduto sul campo tre giorni prima della partenza orribilmente
arrotato da una insensibile Ford fiesta tra Campagnola e Reggiolo.
Per fortuna che l'amico Jim non lo usa e mi ha prestato il suo.
Dicevo comunque che il
navigatore in verità è innocente visto che mostra solo la traccia
preparata al computer col programma BikeRouteToaster, sempre quello
che mi ha fatto entrare clandestinamente in Bosnia per intenderci.
Quest'anno hanno rilasciato una nuova versione, così mi illudo che
non succederanno più casini ed in effetti è così solo che qui e
sulla Senna il "creativo", come l'ho soprannominato, mi fa
scoprire strade dimenticate dall'umanità in generale e dai ciclisti
in particolare. Nello specifico il creativo è riuscito seppur nella
squadrata banalità delle strade padane a farmi percorre un bello
sterrato in mezzo a campi di mais che dopo un'abbondante acquata si è
trasformato in una palude, veramente comoda da attraversare con una
bici da strada stracarica.
Comunque passo Cremona,
questa volta ahimè senza torta di pere e cioccolato, e mi squaderno
sulla provinciale per Pavia dove non sono mai stato ma mi ambiento
subito. Caldo, rettilinei, camion e guidatori locali smanettanti mi
fanno subito sentire a casa. Mi fermo al pit stop presso un Lidl
visto che ho percorso più di 100km e le borracce, con questo caldo,
iniziano ad essere vuote. Il simpatico negretto che presidia il
parcheggio non osa neppure chiedermi un ramino...la mia lunga barba e
l'atteggiamento stravolto dal caldo associati al fatto che disdegno
il carrello gli fanno mancare le categorie essenziali per chiedermi
qualsiasi forma di "Bakshish". Alla fine, mi sembra che lui
pensi, "beh c'è anche qualcuno più sfigato di me..."
Attraverso Pavia che trovo
molto bella e mi riprometto di visitare con più calma e arrivo al
classico ponte di legno sul Ticino
dove so, memore di una precedente
randonnèe, esserci una provvidenziale fontanella...ci sono 37° ed
in queste condizioni è necessario avere sempre le borracce piene e
fermarsi almeno ogni ora a bagnarsi per abbassare la temperatura
corporea...guardo con invidia i bagnanti che sguazzano nel fiume e
sono veramente indeciso se unirmi a loro. Magari dopo, penso, ma è
scritto che in questo tour non ci saranno bagni fluviali, lacustri o
marini. Arrivo traverdi campi di riso a Lomello, dove abita Ausilia
che sarà la mia prima ospite, e mi ritrovo in una vecchia corte
contadina all'ombra di una chiesa in disarmo. Naturalmente lei è
ancora al lavoro sprezzante del fatto che sia sabato 8 agosto ma mi
spiegherà che per i commercialisti quella è una data critica ed è
costretta a fare calienti straordinari. In compenso c'è il
gentilissimo fratello che mi accompagna alla mia stanza impreziosita
da un ottimo ventilatore nonchè da un frigorifero pieno di ogni ben
di dio. Il fratello ha un passato da rocciatore esperto come dimostra
l'elenco di vie di 5°/6° grado scalate nel Yosemite Park ma oggi
si dedica all'azienda di famiglia. Ausilia invece è una star
soprattutto negli States visto che è l'unica donna che ha percorso i
1800km dell'Iditarod in poco più di 16 giorni. Mi racconta con molta
modestia della durezza della gara, spesso con temperature sui -40°,
mentre ceniamo in un piacevole ristorante macrobiotico. Anche lei ha
un passato da randonneuse ed in effetti aveva la PBP nei programmi
poi cambiati visto che a settembre ha deciso di cimentarsi nel Tor de
Geants forse la più dura corsa in montagna del mondo. Il bello è
che Ausilia parla di queste cose con una calma e moderazione lontane
dal fanatismo che spesso ammorba tali imprese segno di una grande
forza di volontà ma anche di consapevolezza e senso della
misura...un esempio da seguire.
IL DUOMO DI LOMELLO |
La mattina dopo parto
presto perchè mi attende la tappa più dura: oltre 200km con la
salita del Moncenisio. Ho scelto questo passo dopo un lungo studio
per svariate ragioni: è relativamente basso, graduale, non troppo
trafficato, non costringe ad altre salite sul versante francese e mi
permette di rivedere la zona delle manifestazioni No Tav alle quali
ho partecipato anni fa. Purtroppo le previsioni meteo sono brutte e
dopo un mese e mezzo di siccità, ovviamente..., sono previsti
proprio oggi forti temporali sulle Alpi orientali. Attraverso con
qualche difficoltà Torino e ovviamente vengo accolto a Susa da un
primo intenso acquazzone. Mi riparo sotto il tetto di un benzinaio e
mi vesto da pioggia, ma quando riparto in effetti il temporale è
passato e spiovicchia però su in alto si sentono orribili tuoni ed è
tutto nero. Inizio la salita ripassando verso la zona di Venaus dove
passammo anni fa sotto la neve per una simbolica
riconquista/liberazione della valle dai cantieri trivellanti. La
sensazione è che la mobilitazione esista ancora ma abbia perso un
po' di forza e questo mi pare naturale viste le tante battaglie, gli
arresti e le polemiche di questi anni ma dall'altra parte non sembra
che i lavori di trivellazione siano progrediti: si direbbe una
situazione di stallo.Mi piace pensare che questa zona di montagna
riesca davvero a dare filo da torcere alle multinazionali del
dissesto ambientale.
Intanto però la pioggia non molla e alcuni
ciclisti scendono stravolti sconsigliandomi di salire. Chiaramente
non li ascolto e continuo l'ascesa confidando in una finestra tra un
temporale e l'altro. La cosa che temo di più sono i fulmini visto
che il carbonio è un materiale che li attrae e non mi piacerebbe
finire la carriera arrostito come un maialino anche se in Val di
Susa. Con questi allegri pensieri inizio a vedere degli allettanti
cartelli che indicano 5km al valico e mi gaso alla grande....cavolo
pensavo fosse più dura...ovviamente è solo una illusione visto che
la frontiera italo-francese è molto sotto la reale sommità del còl
Cenis. Inizia a piovere più intensamente mentre salgo una serie di
tornanti surmonati da svariati alberghi che, mi illudo stiano a
segnare il passo vero proprio. Invece una volta raggiunti si staglia
l'alta mole della diga del lago artificiale sopra la quale e dopo
ulteriori tornanti passano piccole piccole le auto o i camper che mi
hanno superato 10 minuti prima. AZZ! Non siamo abituati a queste
salite così lunghe ed la pioggia non aiuta certamente ma non ci sono
alternative, poi le illusioni sono sempre un pericolo psicologico.
Incrocio un altro temerario ciclista salito dal più comodo versante
francese e ammiro il lago artificiale mentre le nubi si alzano
permettendomi di arrivare sullo splendido lago con un po' di
sole..
certo c'è stata una bella escursione termica dal caldazzo di
ieri alla pioggia dei 2000 e passa metri di oggi, almeno 30° di
differenza. Quando però arrivo al vero colle devo fermarmi per
fotografare queste tre istallazioni che rappresentano simbolicamente
la storia del passo e fors'anche dell'umanità. Si vede prima il
passaggio degli elefanti di Annibale,
poi i cavalieri del Medioevo
ed
infine dei ciclisti moderni.
Di colpo dimentico le imprecazioni
rivolte ai tornanti ed alla pioggia del Moncenisio e mi sento fiero
di appartenere alla Storia.
La discesa tra pinete su
Lansleburg è fredda e umida ma breve così trovata la casa dei miei
ospiti posso assaporare una fumante e meritata doccia bollente.
La famiglia che mi ospita
è molto simpatica e sportiva: lui è il coordinatore turistico di
tutta la valle tanto che oggi è impegnato nella chiusura di una
grossa manifestazione di MTB mentre lei è di famiglia portoghese ma
nativa di Grenoble...vivono qui a 1500 mt perchè la montagna è
bella e non posso dargli torto. Sono comunque anche loro ciclisti
tanto che hanno attraversato con la figlia di tre anni in chariot
tutto il sud America.
La mattina seguente
riparto sempre sotto la pioggia ma con la luce posso ammirare la
bellezza di questa valle decisamente più organizzata e valorizzata,
come direbbe un economista, del versante italiano. Non credo che
questa valorizzazione e il rispetto ambientale possano viaggiare a
braccetto ma certo esteticamente questi villaggi di montagna sono
piacevoli e curati, come lo è in generale tutta la Francia.
Scendendo incontro prima
Bramans dove questa statua
ricorda l'esatto luogo da dove Annibale passò per il suo valico anche se altri storici scrivono che sia passato dal Monginevro e qualcuno insinua anche che tutta la storia degli elefanti sia una solenne panzana inventata dai romani per giustificare le sconfitte subite.
ricorda l'esatto luogo da dove Annibale passò per il suo valico anche se altri storici scrivono che sia passato dal Monginevro e qualcuno insinua anche che tutta la storia degli elefanti sia una solenne panzana inventata dai romani per giustificare le sconfitte subite.
Quello che colpisce è
vedere che i Francesi vedono la storia dal versante opposto al nostro
e per loro Annibale è infin dei conti un eroe e non è il caso che
Asterix sia considerato uno dei simboli nazionali, qui i Romani erano
e rimangono degli invasori e basta....più avanti incontro i possenti
forti dell’Esseillon
costruiti dai Savoia tra il 1819 e il 1834 e finanziati con le indennità per i danni di guerra versati dalla Francia al Regno di Sardegna.
costruiti dai Savoia tra il 1819 e il 1834 e finanziati con le indennità per i danni di guerra versati dalla Francia al Regno di Sardegna.
Per un ciclista però la
zona più interessante deve ancora venire perchè attraverso la
Maurienne definita con modestia "le plus grand domaine cyclable
du monde"...certo vedere in pochi chilometri partire le strade
per Col du Telegraphe, Galibier, Iseran, Madeleine, Croix de fer ecc.
mi fa capire perchè in questo tratto si incrocino più Pinarello che
Renault.
Personalmente sono felice
perchè ha smesso di piovere e mi posso svestire anche perchè la
ricomparsa del sole e la discesa alle basse quote fanno sì che la
temperatura torni allegramente sopra ai 30°. Attraverso Chembery e
mentre mi illudevo di aver superato la zona alpina vengo costretto,
causa tunnel vietato alle bici, a salire verso la celebre abbazia di
Hautecombe dove riposano tradizionalmente i Savoia. I regnanti
onestamente non mi stanno proprio simpatici e dopo la breve ma
arcigna salita non migliorano certo la mia passione per la casa
regale italiana. La zona è comunque molto bella e mentre percorro
una lunga vallata ricomincia a spiovigginare ma oramai sono in vista
della pianura dell'Ain e concludo felicemente questa terza e lunga
tappa, 235km con 1500m. di dislivello. Sono felice perchè ho
percorso 650km in tre giorni valicando le Alpi...ho sopportato il
gran caldo in pianura e la pioggia in montagna ma sono arrivato sano
e salvo sotto a Bourg en Bresse a circa 500km da Parigi. La parte più
dura del viaggio è andata ma guai a dire"è fatta" perchè
generalmente questo comporta i guai maggiori come recita il proverbio
"non dir gatto finchè non l'hai nel sacco".
Intanto mi godo la
meritata doccia nella bella casa di Laetitia che è una studiosa di
esperanto. Credevo che l'esperimento di questa lingua artificiale
inventata sulla fine dell '800 da un poliglotta polacco, fosse
abbastanza in crisi ma vengo a sapere che soprattutto in Cina o in
Giappone è tutt'ora usata e insegnata in alcune scuole come gradino
intermedio per lo studio delle lingue europee. E' interessante
riflettere sull'idea di potere collegata alle lingue e di come l'uso
universale dell'inglese sia in effetti l'esempio più chiaro della
dominazione mondiale Anglo-americana. In questa prospettiva temo che
l'esperanto non abbia molte speranze di uscire da un ambito culturale
molto ristretto e d'elite visto che nessun paese vuole perdere la
propria egemonia culturale simboleggiata appunto dalla lingua
nazionale. Sarebbe invece un'ottima lingua da insegnare nelle scuole
ai bambini ma la vedo molto dura...
La mattina successiva
mentre, dopo una buona colazione, risalgo verso nord in direzione di
Digione inizio a tirare le prime somme, seppur parziali, di questo
viaggio. Mi sono rimaste impresse le storie così diverse ma tutte
interessanti dei miei primi tre ospiti ed intanto considero che
iniziare a pedalare avendo la meta a "solo" 155km ti
permette di vivere la giornata con più calma. Ripenso poi alla
concitata confusione che accompagna tutti i brevetti ed anche l'ansia
da prestazione che inevitabilmente essi sottendono. Arrivo così alla
"illuminazione dell'11 agosto" che in verità avevo già in
mente da tempo: questa sarà l'ultima randonnèe alla quale
parteciperò e dall'anno prossimo mi darò al cicloturismo...sarà il
tempo a dire se questi propositi si avvereranno...mai dire mai...
Presso una bella chiesa
goticheggiante preceduta da questa buffa scultura
incontro un simpatico motociclista milanese amante della campagna francese: non pensavo ne esistessero ancora.
incontro un simpatico motociclista milanese amante della campagna francese: non pensavo ne esistessero ancora.
La giornata scorre senza
problemi ,movimentata solo dal passaggio sulla Saone,
dalla bizzarra architettura di questi campanili ritorti
e dalla brutta periferia di Digione. Veramente anche la città costruita sulla senape è abbastanza modesta, ci sono tre belle chiese in centro ma una è un teatro
l'altra un salotto
e solo l'ultima una vera cattedrale. Il fatto è che la mia ospite serale arriva a casa alle 19 così passo il tempo cercando di combattere la calura sorseggiando della buona birra Pelforth e visitando qualche scorcio nella zona di collina dove abitano i Vipz...la mia ospite ha fortunatamente più l'aspetto di una no-global che di una fotomodella e parla un buon inglese visto che suo padre faceva il controllore di volo in giro per il mondo. Mi racconta che ha vissuto parecchi anni in Oceania dove conta di tornare delusa dall'insensibilità ambientale francese. Lavora infatti in un centro di educazione ambientale a 80km da Digione nello specifico su progetti di compostaggio. Adesso capisco perchè in cucina troneggia una compostiera maleodorante e ammantata da moscerini che sembra il fulcro dell'abitazione. Ad un certo punto dopo cena la ragazza inizia a emettere urletti di gioia alla presenza di un vermiciattolo strisciante sul catafalco compostante. Ripenso tra me e me alle considerazioni sull'attendibilità delle ospiti "fimmene " anche in considerazione del fattaccio che la doccia fosse fredda gelata causa guasto e che gli spaghetti li avessi dovuti cucinare io. Però la ragazza è carina e simpatica e le si perdona tutto... Purtroppo alla mattina deve prendere il pullman molto presto così mi ritrovo mentre albeggia a salire le bucoliche colline a nord di Digione. Tra queste colline nasce nientepopodimenochè la Senna che all'inizio, evidenemente, è un piccolo, pulito e pescoso fiumiciattolo
dove mi accomodo a consumare il pranzo odierno, opera di una brillante boulangerie di Chatillon sur Seine. Mi sorge spontanea una comparazione tra la vita umana e quella dei fiumi: entambi nascono piccoli, docili e puliti per diventare sporchi e nervosi man man che diventano più grossi e adulti.
dalla bizzarra architettura di questi campanili ritorti
e dalla brutta periferia di Digione. Veramente anche la città costruita sulla senape è abbastanza modesta, ci sono tre belle chiese in centro ma una è un teatro
l'altra un salotto
e solo l'ultima una vera cattedrale. Il fatto è che la mia ospite serale arriva a casa alle 19 così passo il tempo cercando di combattere la calura sorseggiando della buona birra Pelforth e visitando qualche scorcio nella zona di collina dove abitano i Vipz...la mia ospite ha fortunatamente più l'aspetto di una no-global che di una fotomodella e parla un buon inglese visto che suo padre faceva il controllore di volo in giro per il mondo. Mi racconta che ha vissuto parecchi anni in Oceania dove conta di tornare delusa dall'insensibilità ambientale francese. Lavora infatti in un centro di educazione ambientale a 80km da Digione nello specifico su progetti di compostaggio. Adesso capisco perchè in cucina troneggia una compostiera maleodorante e ammantata da moscerini che sembra il fulcro dell'abitazione. Ad un certo punto dopo cena la ragazza inizia a emettere urletti di gioia alla presenza di un vermiciattolo strisciante sul catafalco compostante. Ripenso tra me e me alle considerazioni sull'attendibilità delle ospiti "fimmene " anche in considerazione del fattaccio che la doccia fosse fredda gelata causa guasto e che gli spaghetti li avessi dovuti cucinare io. Però la ragazza è carina e simpatica e le si perdona tutto... Purtroppo alla mattina deve prendere il pullman molto presto così mi ritrovo mentre albeggia a salire le bucoliche colline a nord di Digione. Tra queste colline nasce nientepopodimenochè la Senna che all'inizio, evidenemente, è un piccolo, pulito e pescoso fiumiciattolo
dove mi accomodo a consumare il pranzo odierno, opera di una brillante boulangerie di Chatillon sur Seine. Mi sorge spontanea una comparazione tra la vita umana e quella dei fiumi: entambi nascono piccoli, docili e puliti per diventare sporchi e nervosi man man che diventano più grossi e adulti.
Le colline si fanno poi
più dolci e si coprono di vitigni: scopro così dove sono alcune tra
le vigne che producono lo Champagne e che non avevo trovato due anni
fa intorno a Reims. Il paesaggio è sempre molto piacevole, le
cantine invitanti ed il caldo mi portano all'altezza di Bar sur
Seine, un nome che è già una garanzia, a deviare dalla strada
maestra per farmi accomodare al Caveau de la tour per degustare una
simpatica flute di champagne. Non ne bevevo da almeno vent'anni e
devo dire che l'ho davvero gustato
tanto che per un attimo vengo tentato, visto il caldo persistente, ad un velo-ammutinamento a favore di un tuffo nella Senna. Ma è scritto che questo non sia viaggio di bagni volanti così mi trovo presto a pedalare per le strade della bellissima Troyes. Saranno i postumi della flute o le case antiche che ricordano quelle di York comunque questa città mi piace molto.
Mi accomodo presso una refrigerante fontana a consumare qualcosa quando vedo transitare una faccia nota: è Pietro un randonneur di Milano, conosciuto a Londra per la LEL, con tutta la famiglia. Guarda i casi della vita : magari abiti nello stesso quartiere di un amico e non lo incroci per anni, poi ti incontri casualmente per le strade della Francia proprio con un tuo compagno di ventura...non sarà l'unica volta e queste coincidenze qualcosa vorranno pure dirla... ci mettiamo d'accordo per una birretta serale poi parto alla ricerca della casa odierna piazzata proprio dietro all'antica chiesa di St. Remy. Purtroppo gli ospiti sono andati a far canoa su qualche fiume e sono in ritardo, per fortuna Pietro ha deciso con la moglie di visitare proprio questa chiesa così anticipiamo il giro di birra. Nel frattempo arrivano i canoisti ed entro in casa scoprendo che l'attesa non è stata inutile. La magione è veramente bella e la famiglia proprio simpatica, i due sono insegnanti e ciclisti perciò ci intendiamo al volo. A cena si discute di pedagogia e musica poi invitiamo a salire Pietro, che oggi compie gli anni, per un bicchierino insieme. La passeggiata serale tra cascate
e illuminazioni artistiche conferma la bellezza di questa cittadina che consiglio a tutti di visitare.
tanto che per un attimo vengo tentato, visto il caldo persistente, ad un velo-ammutinamento a favore di un tuffo nella Senna. Ma è scritto che questo non sia viaggio di bagni volanti così mi trovo presto a pedalare per le strade della bellissima Troyes. Saranno i postumi della flute o le case antiche che ricordano quelle di York comunque questa città mi piace molto.
Mi accomodo presso una refrigerante fontana a consumare qualcosa quando vedo transitare una faccia nota: è Pietro un randonneur di Milano, conosciuto a Londra per la LEL, con tutta la famiglia. Guarda i casi della vita : magari abiti nello stesso quartiere di un amico e non lo incroci per anni, poi ti incontri casualmente per le strade della Francia proprio con un tuo compagno di ventura...non sarà l'unica volta e queste coincidenze qualcosa vorranno pure dirla... ci mettiamo d'accordo per una birretta serale poi parto alla ricerca della casa odierna piazzata proprio dietro all'antica chiesa di St. Remy. Purtroppo gli ospiti sono andati a far canoa su qualche fiume e sono in ritardo, per fortuna Pietro ha deciso con la moglie di visitare proprio questa chiesa così anticipiamo il giro di birra. Nel frattempo arrivano i canoisti ed entro in casa scoprendo che l'attesa non è stata inutile. La magione è veramente bella e la famiglia proprio simpatica, i due sono insegnanti e ciclisti perciò ci intendiamo al volo. A cena si discute di pedagogia e musica poi invitiamo a salire Pietro, che oggi compie gli anni, per un bicchierino insieme. La passeggiata serale tra cascate
e illuminazioni artistiche conferma la bellezza di questa cittadina che consiglio a tutti di visitare.
La giornata successiva è
sostanzialmente l'ultima visto che dovrei raggiungere Fontanebleau
ormai alle porte di Parigi, era questa l'unica tappa nella quale
avevo preferito l'ospitalità di un monsieur invece che di una
simpatica professoressa di 27 anni. Ero stato incuriosito dalla
location, Bois le Roi paesino adagiato sulla Senna nella quale
l'ospite, appena rientrato da una bella pedalata in Bhutan, amava
accogliere cavalieri provenienti appunto dalla foresta di
Fontainbleau. Insomma non un personaggio qualsiasi. Prima di
arrivarci però mi aspettavano un po' di anse della Senna, sì perchè
la tappa odierna si svolgeva quasi interamente nei pressi del grande
fiume parigino e il mio navigatore creativo vuole proprio farmela
assaporare fino in fondo: ho già scritto che il suo miglior numero è
riuscire a trovare, tra due punti A e B collegati da una comoda
strada rettilinea, una variante C che passi tra sterrati o anche
peggio come l'anno scorso quando mi fece entrare clandestinamente in
Bosnia. Tutto ciò ovviamente avviene anche se escludo tassativamente
strade sterrate, ciclabili e sentieri. Naturalmente il "creativo"
mi illude facendomi imboccare una strada secondaria ma asfaltata che
dopo qualche chilometro, ovvero quando non ho più voglia di tornare
indietro, diventa sterrata e questo succede anche qui sulla Senna
tra splendidi boschi. Il va
sans dire
che la strada è vietata al pubblico ma quando arriva ad una chiusa
e termina brutalmente con una scalinata capisco di esserci cascato
un'altra volta.
Trascino bici e borse sul ponte e proseguo su uno sterrato pieno di buche che non userebbero neppure nell'Eroica. La strada è molto panoramica, è vero, ma alcuni nuvoloni in agguato mixati con la consueta mancanza di acqua potabile e cibo mi farebbero preferire una bella superstrada costellata da centri commerciali...è vero che non siamo mai contenti...dopo una decina di km rispunto nella civiltà dove assalto uno squallido Supermarchè con l'ennesima vasca di tabulè, l'unico cibo per vegetariani ovunque presente in Francia. Sul finale mi impegno in un testa a testa con alcune nuvolacce cariche di tempesta che si dirigono perpendicolarmente alla mia marcia. La beffa è dietro l'angolo: raggiungo effettivamente Bois le roi prima dell"orage" ma nei pochi minuti che impiego per trovare la casa vengo investito da una murata d'acqua che mi fa arrivare al campanello, di quelli originali con la corda, noblesse oblige, bagnato fradicio. Mi aprono tre anziane signore che mi fanno entrare e si presentano come madre e amiche del mio ospite che scopro essere un medico parigino quindi impegnato quindi non lo vedrò neppure. Le signore sono molto gentili e mi riscaldano con un buon tè poi mi accompagnano alla mia dèpendance. Questa è tutta a mia disposizione, c'è anche un vecchio biliardo e mi sembra di essere entrato in un film storico. Riesco anche a scroccare un piatto di spaghetti con la promessa di metterci il tocco dello chèf italiano manco fossi Bottura o Vissani. La cena con la mamma novantatreenne e l'amichetta di 85 si svolge in un'atmosfera surreale anche a causa del mio rudimentale francese che restringe ulteriormente il già limitato numero di argomenti. Riusciamo comunque a confrontarci sullo scottante problema dell'immigrazione e le signore si dimostrano molto attente e interessate: sono due distinte parigine e si aspettano con naturalezza che sia io a riempire i bicchieri versando il vino dalla caraffa. Se penso che solo poche ore prima il mio desco era stato un ponticello a fianco della strada
mi rendo conto che l'arte della trasformazione e l'adattamento sono fondamentali in questi viaggi...e anche nel resto della vita.
Trascino bici e borse sul ponte e proseguo su uno sterrato pieno di buche che non userebbero neppure nell'Eroica. La strada è molto panoramica, è vero, ma alcuni nuvoloni in agguato mixati con la consueta mancanza di acqua potabile e cibo mi farebbero preferire una bella superstrada costellata da centri commerciali...è vero che non siamo mai contenti...dopo una decina di km rispunto nella civiltà dove assalto uno squallido Supermarchè con l'ennesima vasca di tabulè, l'unico cibo per vegetariani ovunque presente in Francia. Sul finale mi impegno in un testa a testa con alcune nuvolacce cariche di tempesta che si dirigono perpendicolarmente alla mia marcia. La beffa è dietro l'angolo: raggiungo effettivamente Bois le roi prima dell"orage" ma nei pochi minuti che impiego per trovare la casa vengo investito da una murata d'acqua che mi fa arrivare al campanello, di quelli originali con la corda, noblesse oblige, bagnato fradicio. Mi aprono tre anziane signore che mi fanno entrare e si presentano come madre e amiche del mio ospite che scopro essere un medico parigino quindi impegnato quindi non lo vedrò neppure. Le signore sono molto gentili e mi riscaldano con un buon tè poi mi accompagnano alla mia dèpendance. Questa è tutta a mia disposizione, c'è anche un vecchio biliardo e mi sembra di essere entrato in un film storico. Riesco anche a scroccare un piatto di spaghetti con la promessa di metterci il tocco dello chèf italiano manco fossi Bottura o Vissani. La cena con la mamma novantatreenne e l'amichetta di 85 si svolge in un'atmosfera surreale anche a causa del mio rudimentale francese che restringe ulteriormente il già limitato numero di argomenti. Riusciamo comunque a confrontarci sullo scottante problema dell'immigrazione e le signore si dimostrano molto attente e interessate: sono due distinte parigine e si aspettano con naturalezza che sia io a riempire i bicchieri versando il vino dalla caraffa. Se penso che solo poche ore prima il mio desco era stato un ponticello a fianco della strada
mi rendo conto che l'arte della trasformazione e l'adattamento sono fondamentali in questi viaggi...e anche nel resto della vita.
La
mattina dopo mi fiondo nella prima boulangerie che trovo dove mi
rifilano un dolce di crema che mi implode in faccia
impiastricciandomi comicamente il barbone.
sono
ormai in periferia di Parigi quando squilla il telefono: è Salvatore
il ciclista di Senigallia che si sta dirigendo con la sua Velomobile
verso la partenza della PBP:
c'eravamo sentiti prima della partenza e si era anche pensato di fare il viaggio insieme...adesso è fermo all'esterno di un negozio dal quale mi ha visto passare. Anche qui come nel caso di Pietro parlare di coincidenze, destino o fato è inutile. Se una cosa deve capitare, anche contro ogni probabilità, capiterà e non sempre, come vorrebbe la legge di Murphy, sono sfighe.
c'eravamo sentiti prima della partenza e si era anche pensato di fare il viaggio insieme...adesso è fermo all'esterno di un negozio dal quale mi ha visto passare. Anche qui come nel caso di Pietro parlare di coincidenze, destino o fato è inutile. Se una cosa deve capitare, anche contro ogni probabilità, capiterà e non sempre, come vorrebbe la legge di Murphy, sono sfighe.
Così
ci sediamo in un bar a conoscerci personalmente e a raccontare le
reciproche avventure. Mi racconta dell'esperienza che lo ha portato
all'acquisto di questo ciclo-siluro in Olanda dove pare che questi
mezzi siano molto popolari. Difficilmente avremmo potuto viaggiare
insieme perche questi razzi sono veloci in pianura, velocissimi in
discesa e lenti in salita. Comunque è stato un piacere conoscerlo
soprattutto in questo frangente inaspettato.
Le sorprese sono lampi che squarciano il velo della noiosa consuetudine quotidiana.
Le sorprese sono lampi che squarciano il velo della noiosa consuetudine quotidiana.
Arrivo
finalmente nella terra degli dei visto che il quartiere di Parigi
dove verrò ospitato prima della PBP si chiama proprio Vauhallan. Mi
spiegano che anche questa è una banlieue ma totalmente differente da
quelle tristemente famose per i disordini che scoppiano
periodicamente. Qui sembra di essere in Toscana, colline, verde,
chiesina romanica, calma. Bel posto soprattutto se si considera che a
4km c'è la stazione di Massy dove passa il TGV per
Lione-Torino...insomma sei a 20km dalla torre Eiffel ma vivi in
campagna. I miei ospiti sono dinamici, ciclisti e simpatici. Anche
qui mi mettono a disposizione la camera con bagno indipendente di una
figlia e sto da re. Mi fanno una bella lavatrice e cenando con loro
ci raccontiamo i reciproci veloviaggi. Nel frattempo ho disdetto
l'appuntamento che avevo preso per questa sera con un amico francese e
Alexej, organizzatore della trans Russia ovvero la più lunga
randonnèe del mondo... un sogno di 10400 km in 40giorni per andare
da Vladivostok a Odessa, in calendario nel giugno 2016 e cancellato
definitivamente dopo l'illuminazione dell 11/8.
Sono
felice, la prima parte del mio viaggio è andata tutta bene, sono
andato da Carpi a Parigi percorrendo 1100 km in 6 giorni, vedendo
bellissimi posti e conoscendo sempre persone interessanti. Ho preso
una decisione importante ma intanto mi aspetta l'ultima randonnèe e
non voglio sottovalutarla perchè l'esperienza insegna che
l'eccessiva rilassatezza è una brutta compagna di viaggio...come
insegna il Buddha bisogna trovare il giusto mezzo : Se la corda è
troppo tesa si spezzerà, se troppo lenta non suonerà....
Nessun commento:
Posta un commento