lunedì 24 giugno 2013

Pedalando con il gulasch


Visto che sto trascorrendo qualche giorno alle terme vicino al confine ungherese ho colto l'occasione per pedalare due-tre ore sul tracciato del Tour de Transdanubie che parecchi amici italiani percorreranno tra un paio di settimane.
In più pioveva e c'erano 11° perciò si era in perfetto “Scottish weather” quindi un'ottima occasione per provare l'assetto da pioggia che non ho potuto testare a dovere in Italia. Sì perchè la legge di Murphy funziona anche al contrario e se hai bisogno che piova perchè devi sperimentare dell'abbigliamento specifico stai sicuro, almeno così è successo a me, che appena sarai bardato a dovere smetterà di piovere.
Anche questa mattina me ne esco dall'hotel sotto gli occhi perplessi del portiere in tenuta da “palombaro ciclista” e appena sono in sella smette puntualmente di piovere. Mi inoltro subito verso le colline in direzione dell'Ungheria e arrivo alla frontiera sudato come un'iguana in calore. 

Decido quindi di togliermi giacca e pantaloni antipioggia col risultato che dopo pochi km ricomincia a piovere di brutto...Arrivo comunque alla strada dove passerà il brevetto magiaro e devo dire che ciclisticamente la zona è ottima: strade larghe e ben tenute, sicuramente meglio che in Emilia ma ci vuol poco... e soprattutto poco traffico. Boschi splendidi ma devo specificare di aver pedalato nella zona sud-ovest del paese nel parco nazionale Orsegi e immagino che intorno a Budapest la situazione sia diversa...sta di fatto che l'Ungheria ha gli stessi abitanti della Lombardia ma è quattro volte più grande. Saprete già che come moneta usano ancora il fiorino e che la lingua è decisamente incomprensibile visto che appartiene al ceppo ugro-finnico ma tutti sanno un po' di tedesco e i giovani l'inglese. Sembra un posto molto tranquillo ma preparatevi all'autonomia perchè esistono molti spazi disabitati. 

Il mio percorso era decisamente vallonato ma morbido e direi che in una settantina di km solo una volta non sono salito con il 50...certo che alla lunga questi saliscendi altrimenti detti mangia e bevi rischiano di rimanerti sullo stomaco...ma forse vi starete chiedendo i risultati del acqua-test: beh sono arrivato alla conclusione che dopo un paio di ore di pioggia battente sia praticamente impossibile restare asciutti visto che anche se ti sigilli sarai a mollo nel tuo sudore: l'unica cosa è evitare di avere freddo, che è quello che ti stronca, usando qualcosa di caldo e che dia una sensazione comunque gradevole sulla pelle.
Un'ultima considerazione per gli amanti del connubio terme-bici: se volete pagare e scalare molto Merano e Bormio vanno bene ma se volete risparmiare e pedalare con calma nella natura venite in Slovenia...viszontlátásra e köszönöm szépen ovvero arrivederci e grazie mile...


lunedì 10 giugno 2013

Arte randagia?


Durante i soliti cazzeggiamenti del dopo brevetto si discutevano le varie motivazioni che spingono uomini e donne nell'apparente possesso delle facoltà intellettive a salire in bici e pedalare per 400-600-1000 o più KM. Personalmente sono arrivato a considerarla una forma d'arte. Sovversiva. Body art allo stato puro. Futurismo ciclico. Direte che sono matto, ma ci sono abituato, comunque se pensate che c'è gente disposta a pagare decine di migliaia d'euro per avere una tela tagliata da una coltellata o una completamente blu e se ci sono intellettuali che passano serate a teatro per ascoltare due decerebrati che raccontano stupidaggini aspettando vanamente non-si-sa-chi beh allora anche per noi randagi c'è qualche speranza. E non provo neppure a tirare in ballo le soap opera televisive, non mi piace vincere facile.
Gli attori siamo noi, il palco sono le strade del mondo (street art?) sul genere possiamo discutere.
 Se il ciclismo tradizionale è una commedia e la mountain bike è un film di guerra credo che una randonneè sia un'intensa tragedia Shakespeariana...ma il pubblico, chiederete voi? Certo il pubblico tranne che alla partenza della Parigi Brest è un po' d'elite ma chiunque abbia raccontato a qualche pigro barista di Savona o Macerata che ha già pedalato tutta la notte e deve ancora fare 300KM solo così per il gusto di farlo, senza vincere nulla se non la noia della vita quotidiana, capisce che quello stupore e forse quelle domande esistenziali probabilmente sono più stimolanti che tanti libri. Perchè una cosa è immaginare un'altra è fare.
In ogni caso ci risiamo. Il palco questa volta è a Castelfranco, da sempre combattuta tra Modena e Bologna roba da “Secchia rapita” tanto per restare in argomento. Il maestro di corte qui è Lorenzo Borelli che quasi settantenne ha avuto ancora la grinta per finire l'infuocata 1001 miglia del 2012 e di organizzare questo brevetto ben supportato dagli altri appassionati della Polisportiva. Chapeau a tutti.

Dopo pochi km davanti iniziano a tirare come matti sui 40 all'ora. Un simpatico maestro di sci modenese mi presenta qualche personaggio....questo è un ex professionista l'altro ha “vinto” la prima 1001 e ha rischiato di farlo anche alla PBP insomma gente con le contropalle, ciclisticamente parlando. Di solito la mia tattica è quella di cercare di sfruttare la scia fino alle prime montagne e poi di proseguire col mio passo o con altri più abbordabili. Questa volta mentre mi trovo a salire verso Sassoleone a quasi 30all'ora inizio a dubitare della scelta. I sei tarantolati se ne vanno e io resto solo a trebbiare nella lunga valle che porta alla Futa. A un certo punto sulla sinistra vedo la scena che nessun ciclista vorrebbe mai vedere: un'ambulanza, una bici per terra e una macchia di sangue. C'è anche l'elicottero ma il pilota si fuma distrattamente una sigaretta: tutti pessimi segnali...qui la tregedia è vera. Auguro ogni bene al ciclista che se ne stava allegramente pedalando un sabato mattina incontro al suo destino. Magari non è successo nulla ...proseguo con questi pensieri mentre mi sorpassano prima Laura “Miss Italia” e poi un attempato randagio che sale con passo sicuro verso Firenzuola, li lascio andare visto che sto ancora smaltendo le tirate delle prime ore. Mi fermo ad una fontanella quando noto questo bislacco cartello....mi faccio qualche domanda: visto che mia moglie ripete spesso e volentieri, soprattutto alla partenza delle randonneè, che sono una gran testa di c... posso automaticamente dedurre che il mio casco sia, mutatis mutandis, il mio preservativo e ciò mi consenta di abbeverarmi senza temere di essere denunciato?

Sto ancora ridacchiando quando inizia la storica salita della Futa che ricordavo più pedalabile oppure sono io che vado più piano dell'ultima volta? Certo la ruggine non dorme mai...
In ogni caso si scollina dopo aver lasciato il lugubre cimitero di guerra tedesco e si torna in Emilia, bella discesa fino a Sasso Marconi che è decisamente un'altra cosa rispetto a quella orripilante vista dalla A1...ah potere della bici che riesce a farti vedere e gustare il bel panorama in un posto dove sei passato cento volte in macchina smadonnando contro i Tir, le code ,la strada stretta, isoradio ecc.
Salitella e ristoro a Mongardino dove piano piano arriva altra gente tra i quali Paride che non è in giornata e ci mancherebbe visto che nell'ultimo mese ha già fatto la 1000 Brancaleone, con acqua a catinelle e ascesa al Sestriere a -2 , domenica scorsa la 600 di Oderso in meno di 23 ore, ieri in più è stato imballato da una signora che gli ha mezzo distrutto la bici...onestamente mi chiedo come possa avere ancora la forza/voglia di pedalare. Eccolo qui  sotto alle prese con la pasta fredda passata dal convento, con l'immancabile birra e Miss Italia & papi. 

Arriva anche, incazzata come un istrice, Miss Italia che ha sbagliato strada in cima alla Futa scendendo, e dovendo risalire, per 6km. In più inizia a piovere. Si forma lì il gruppetto che, con qualche modifica , mi accompagnerà fino all'arrivo. I 100 km fino a Quattro Casella sono veramente noiosi soprattutto perchè sono le strade dove pedalo quasi ogni giorno e in più il tracciato passa per i famigerati “dislivelli” una decina di km di saliscendi ottimi per potenziarsi ma che io detesto e cerco di evitare ad ogni uscita. Il bello dei brevetti è che di solito ti portano in località nuove ma ritrovarsi qui a stantuffare sulla Sassuolo-Scandiano mi fa l'impressione che dovrebbe dare ad un clochàrd il dormire nel garage di casa propria.
All'arrivo allo splendido Bar abba, dove è situato il controllo del giro di boa, trovo una vecchia conoscenza: il pompiere di Aosta che è stato vittima di problemi intestinali e si ritira mestamente con il buon Paride. Saliranno sul furgone del padre di Miss Italia che fungerà da scopa di emergenza. Gli altri 100 km fino al primo passaggio dei 400 a Castelfranco sono ravvivati solo dalle decine di curve e controcurve che dio solo sa come Lorenzo abbia trovato in una delle zone più piatte dell'universo. Poi è il primo sabato sera della fine della scuola e la gaudente Emilia è impegnata in tavolate, grigliate, feste di paese che da una parte rendono ancora più surreale il nostro passaggio e dall'altro impongono altre deviazioni e modifiche al percorso base. Anche il passaggio notturno sotto la Ghirlandina a Modena ci è stato negato da una “Manifestazione Automobilistica” che evidentemente nella Motor Valley conta molto più che quattro sfigati bici-randagi.
Riusciamo comunque a essere al Pasta party notturno per le 24 e ciò ci riempe di orgoglio perchè la spaghettata di mezzanotte è un classico e soprattutto sancisce il fatto che abbiamo percorso i primi 400km in 15 ore. Il compaesano carpigiano che ha assillato tutti i controllori chiedendo la nostra “posizione” si spegne clamorosamente col suo socio ma in compenso si uniscono a noi due bei personaggi già conosciuti durante le prime ore granfondiste: uno è un tipetto di Verona che ha perso il gruppetto di testa forando in discesa da Sassoleone e l'altro è il vincitore della prima edizione della 1001 miglia. Tarcisio è di Cesenatico e mentre saliamo verso Serramazzoni scopro che è anche il famoso quasi vincitore dell'ultima PBP dove è stato buggerato con l'inganno da due bricconcelli francesi. Non ho ancora capito come abbiano fatto in ogni caso hanno depistato lui e l'americano con un sotterfugio per filare al traguardo indisturbati, alla faccia dello spirito Rando. Certo è un personaggio ma non è che se la tiri molto, mi sembra di capire che dopo la dis-avventura Parigina abbia lasciato lì e solo adesso a quasi due anni di distanza abbia ricominciato ad allenarsi. Non parla volentieri dell'accaduto.
Nella foto qui sotto me al tiro un po' al bar  in compagnia tra due "vincitori" della 1001 Miglia:


 Parlano invece più che volentieri di pompe e diminutivi da caserma i miei soci quando uno del gruppetto fora e scopriamo che la “valvola” è troppo corta e la pompa non fa il suo lavoro...seguono minuti di battutacce goliardiche ma essendo le 2 di notte non c'è da stupirsi. Dopo la piatta salita di Serramazzoni si scende su Pavullo ed inizia a d albeggiare. Fa freddo in discesa e vengo, giustamente, accusato dai miei compagni di fuga per non avere saputo predire la temperatura in Valdisasso dove in effetti sono passato solo una volta in vita mia con un caldo feroce. Abbiamo la visione di tre bellissimi cervi che ci osservano da un prato e mi viene in mente Geordie...tutto è una citazione...tutto è arte...soprattutto lo è per noi il controllo/ristoro del Boschetto che arriva al momento giusto dell'alba per fare il pieno di energia e caldo. 
Qualcuno ha la classica crisi di sonno delle 6 e non troviamo di meglio di aumentare l'andatura per pompare un po' di adrenalina che ci tenga svegli fino all'arrivo. Prima di Castelvetro c'è anche un inutile controllo a sorpresa ma l'unica presenza che smuove le acque è rappresentata dalla barista del controllo di Torre Maina. Il resto è una morbida discesa intervallata solo dal racconto di Miss Italia che spiega le sue preoccupazioni sul brevetto di qualificazione che correrà in Svizzera tra tre settimane per poter fare la RAAM: 900 km con 7000mt di dislivello in meno di 41 ore son abbastanza tosti anche se sono solo l'antipasto per la rando più lunga e costosa del mondo: 30mila€ per potersi massacrare sulla Coast to coast di 5000km dalla California a Washington.
Ancora qualche curvetta che ci accompagna alle 9,40 al circolo ARCI di Castelfranco dove tra coniglietti lasciati allegramente liberi
 e vecchietti che strabuzzano gli occhi all'udire le nostre gesta, scopro questo che potrebbe essere un buon rando-ciclo per il futuro...chissà se non riusciamo a sfondare nella tragedia una qualche comparsata a Zelig potremmo sempre meritarcela...