Durante i soliti cazzeggiamenti del
dopo brevetto si discutevano le varie motivazioni che spingono uomini
e donne nell'apparente possesso delle facoltà intellettive a salire
in bici e pedalare per 400-600-1000 o più KM. Personalmente sono
arrivato a considerarla una forma d'arte. Sovversiva. Body art allo
stato puro. Futurismo ciclico. Direte che sono matto, ma ci sono
abituato, comunque se pensate che c'è gente disposta a pagare decine
di migliaia d'euro per avere una tela tagliata da una coltellata o
una completamente blu e se ci sono intellettuali che passano serate a
teatro per ascoltare due decerebrati che raccontano stupidaggini
aspettando vanamente non-si-sa-chi beh allora anche per noi randagi
c'è qualche speranza. E non provo neppure a tirare in ballo le soap
opera televisive, non mi piace vincere facile.
Gli attori siamo noi, il palco sono le
strade del mondo (street art?) sul genere possiamo discutere.
Se il
ciclismo tradizionale è una commedia e la mountain bike è un film
di guerra credo che una randonneè sia un'intensa tragedia
Shakespeariana...ma il pubblico, chiederete voi? Certo il pubblico
tranne che alla partenza della Parigi Brest è un po' d'elite ma
chiunque abbia raccontato a qualche pigro barista di Savona o
Macerata che ha già pedalato tutta la notte e deve ancora fare 300KM
solo così per il gusto di farlo, senza vincere nulla se non la noia
della vita quotidiana, capisce che quello stupore e forse quelle
domande esistenziali probabilmente sono più stimolanti che tanti
libri. Perchè una cosa è immaginare un'altra è fare.
In ogni caso ci risiamo. Il palco
questa volta è a Castelfranco, da sempre combattuta tra Modena e
Bologna roba da “Secchia rapita” tanto per restare in argomento.
Il maestro di corte qui è Lorenzo Borelli che quasi settantenne ha
avuto ancora la grinta per finire l'infuocata 1001 miglia del 2012 e
di organizzare questo brevetto ben supportato dagli altri
appassionati della Polisportiva. Chapeau a tutti.
Dopo pochi km davanti iniziano a tirare
come matti sui 40 all'ora. Un simpatico maestro di sci modenese mi
presenta qualche personaggio....questo è un ex professionista
l'altro ha “vinto” la prima 1001 e ha rischiato di farlo anche
alla PBP insomma gente con le contropalle, ciclisticamente parlando.
Di solito la mia tattica è quella di cercare di sfruttare la scia
fino alle prime montagne e poi di proseguire col mio passo o con
altri più abbordabili. Questa volta mentre mi trovo a salire verso
Sassoleone a quasi 30all'ora inizio a dubitare della scelta. I sei
tarantolati se ne vanno e io resto solo a trebbiare nella lunga valle
che porta alla Futa. A un certo punto sulla sinistra vedo la scena
che nessun ciclista vorrebbe mai vedere: un'ambulanza, una bici per
terra e una macchia di sangue. C'è anche l'elicottero ma il pilota
si fuma distrattamente una sigaretta: tutti pessimi segnali...qui la
tregedia è vera. Auguro ogni bene al ciclista che se ne stava
allegramente pedalando un sabato mattina incontro al suo destino.
Magari non è successo nulla ...proseguo con questi pensieri mentre
mi sorpassano prima Laura “Miss Italia” e poi un attempato
randagio che sale con passo sicuro verso Firenzuola, li lascio andare
visto che sto ancora smaltendo le tirate delle prime ore. Mi fermo ad
una fontanella quando noto questo bislacco cartello....mi faccio
qualche domanda: visto che mia moglie ripete spesso e volentieri,
soprattutto alla partenza delle randonneè, che sono una gran testa
di c... posso automaticamente dedurre che il mio casco sia, mutatis
mutandis, il mio preservativo e ciò mi consenta di abbeverarmi senza
temere di essere denunciato?
Sto ancora ridacchiando quando inizia
la storica salita della Futa che ricordavo più pedalabile oppure
sono io che vado più piano dell'ultima volta? Certo la ruggine non
dorme mai...
In ogni caso si scollina dopo aver
lasciato il lugubre cimitero di guerra tedesco e si torna in Emilia,
bella discesa fino a Sasso Marconi che è decisamente un'altra cosa
rispetto a quella orripilante vista dalla A1...ah potere della bici
che riesce a farti vedere e gustare il bel panorama in un posto dove
sei passato cento volte in macchina smadonnando contro i Tir, le code
,la strada stretta, isoradio ecc.
Salitella e ristoro a Mongardino dove
piano piano arriva altra gente tra i quali Paride che non è in
giornata e ci mancherebbe visto che nell'ultimo mese ha già fatto la
1000 Brancaleone, con acqua a catinelle e ascesa al Sestriere a -2 ,
domenica scorsa la 600 di Oderso in meno di 23 ore, ieri in più è
stato imballato da una signora che gli ha mezzo distrutto la
bici...onestamente mi chiedo come possa avere ancora la forza/voglia
di pedalare. Eccolo qui sotto alle prese con la pasta fredda passata
dal convento, con l'immancabile birra e Miss Italia & papi.
Arriva anche, incazzata come un
istrice, Miss Italia che ha sbagliato strada in cima alla Futa
scendendo, e dovendo risalire, per 6km. In più inizia a piovere. Si
forma lì il gruppetto che, con qualche modifica , mi accompagnerà
fino all'arrivo. I 100 km fino a Quattro Casella sono veramente
noiosi soprattutto perchè sono le strade dove pedalo quasi ogni
giorno e in più il tracciato passa per i famigerati “dislivelli”
una decina di km di saliscendi ottimi per potenziarsi ma che io
detesto e cerco di evitare ad ogni uscita. Il bello dei brevetti è
che di solito ti portano in località nuove ma ritrovarsi qui a
stantuffare sulla Sassuolo-Scandiano mi fa l'impressione che dovrebbe
dare ad un clochàrd il dormire nel garage di casa propria.
All'arrivo allo splendido Bar abba,
dove è situato il controllo del giro di boa, trovo una vecchia
conoscenza: il pompiere di Aosta che è stato vittima di problemi
intestinali e si ritira mestamente con il buon Paride. Saliranno sul
furgone del padre di Miss Italia che fungerà da scopa di emergenza.
Gli altri 100 km fino al primo passaggio dei 400 a Castelfranco sono
ravvivati solo dalle decine di curve e controcurve che dio solo sa
come Lorenzo abbia trovato in una delle zone più piatte
dell'universo. Poi è il primo sabato sera della fine della scuola e
la gaudente Emilia è impegnata in tavolate, grigliate, feste di
paese che da una parte rendono ancora più surreale il nostro
passaggio e dall'altro impongono altre deviazioni e modifiche al
percorso base. Anche il passaggio notturno sotto la Ghirlandina a
Modena ci è stato negato da una “Manifestazione Automobilistica”
che evidentemente nella Motor Valley conta molto più che quattro
sfigati bici-randagi.
Riusciamo comunque a essere al Pasta
party notturno per le 24 e ciò ci riempe di orgoglio perchè la
spaghettata di mezzanotte è un classico e soprattutto sancisce il
fatto che abbiamo percorso i primi 400km in 15 ore. Il compaesano
carpigiano che ha assillato tutti i controllori chiedendo la nostra
“posizione” si spegne clamorosamente col suo socio ma in compenso
si uniscono a noi due bei personaggi già conosciuti durante le prime
ore granfondiste: uno è un tipetto di Verona che ha perso il
gruppetto di testa forando in discesa da Sassoleone e l'altro è il
vincitore della prima edizione della 1001 miglia. Tarcisio è di Cesenatico e
mentre saliamo verso Serramazzoni scopro che è anche il famoso quasi
vincitore dell'ultima PBP dove è stato buggerato con l'inganno da
due bricconcelli francesi. Non ho ancora capito come abbiano fatto in
ogni caso hanno depistato lui e l'americano con un sotterfugio per
filare al traguardo indisturbati, alla faccia dello spirito Rando.
Certo è un personaggio ma non è che se la tiri molto, mi sembra di
capire che dopo la dis-avventura Parigina abbia lasciato lì e solo
adesso a quasi due anni di distanza abbia ricominciato ad allenarsi.
Non parla volentieri dell'accaduto.
Nella foto qui sotto me al tiro un po' al bar in compagnia tra due "vincitori" della 1001 Miglia:
Parlano invece più che
volentieri di pompe e diminutivi da caserma i miei soci quando uno
del gruppetto fora e scopriamo che la “valvola” è troppo corta e
la pompa non fa il suo lavoro...seguono minuti di battutacce
goliardiche ma essendo le 2 di notte non c'è da stupirsi. Dopo la
piatta salita di Serramazzoni si scende su Pavullo ed inizia a d
albeggiare. Fa freddo in discesa e vengo, giustamente, accusato dai
miei compagni di fuga per non avere saputo predire la temperatura in
Valdisasso dove in effetti sono passato solo una volta in vita mia
con un caldo feroce. Abbiamo la visione di tre bellissimi cervi che
ci osservano da un prato e mi viene in mente Geordie...tutto è una
citazione...tutto è arte...soprattutto lo è per noi il
controllo/ristoro del Boschetto che arriva al momento giusto
dell'alba per fare il pieno di energia e caldo.
Qualcuno ha la
classica crisi di sonno delle 6 e non troviamo di meglio di aumentare
l'andatura per pompare un po' di adrenalina che ci tenga svegli fino
all'arrivo. Prima di Castelvetro c'è anche un inutile controllo a
sorpresa ma l'unica presenza che smuove le acque è rappresentata
dalla barista del controllo di Torre Maina. Il resto è una morbida
discesa intervallata solo dal racconto di Miss Italia che spiega le
sue preoccupazioni sul brevetto di qualificazione che correrà in
Svizzera tra tre settimane per poter fare la RAAM: 900 km con 7000mt
di dislivello in meno di 41 ore son abbastanza tosti anche se sono
solo l'antipasto per la rando più lunga e costosa del mondo:
30mila€ per potersi massacrare sulla Coast to coast di 5000km
dalla California a Washington.
Ancora qualche curvetta che ci
accompagna alle 9,40 al circolo ARCI di Castelfranco dove tra
coniglietti lasciati allegramente liberi
e vecchietti che strabuzzano
gli occhi all'udire le nostre gesta, scopro questo che potrebbe
essere un buon rando-ciclo per il futuro...chissà se non riusciamo a
sfondare nella tragedia una qualche comparsata a Zelig potremmo
sempre meritarcela...