lunedì 14 maggio 2012

Jus primae noctis


In questi giorni sto festeggiando il 20° anniversario di matrimonio mi è perciò naturale fare un parallelo tra la mia prima notte in bici e quella di nozze. Sgombro subito ogni dubbio: sono state entrambe nottate indimenticabili ma per ragioni un po' diverse. Iniziamo dalle nozze che se mia moglie per sbaglio dovesse leggere questo blog altrimenti s'incazza!
Devo dire che vent'anni fa ero ancora un giovane scavezzacollo inoltre avevo lavorato come una bestia per finire la casa in tempo per la cerimonia così la sera fatale, e anche quella prima in verità, celebrai di brutto tanto che gli amici mi offrirono un lisergico "viaggio" di nozze che mi fece passare una notte decisamente per aria...mia moglie, peraltro già al secondo mese di gravidanza, non la vidi che alla mattina... fu comunque una nottata indimenticabile per varie ragioni.
Quella passata sabato 5 maggio sull'appennino tosco emiliano rimarrà per me altrettanto storica: da troppi mesi me la immaginavo, mi chiedevo come avrei reagito...se ce l'avrei fatta o se alle 6 di mattina la crisi dell'alba non mi avrebbe costretto alla resa. Un inverno passato a fantasticare e a leggere le esperienze di altri ciclo-randagi su luci, borse, gps, Parigi-Brest, abbigliamento, bici, cazzi e mazzi...alla fine quando siamo partiti da uno squallido piazzale di Lugo ero carico come una molla...infatti nei primi chilometri, incurante della pretattica difensiva studiata con il mio socio Vegano, mi ritrovo addirittura a tirare il gruppetto sui 35 all'ora verso Cesena. Poi mi rendo conto che la strada è ancora luuunga e mi rimetto cheto a ruota...inizia la prima salita e in sei schizzano come serpenti e dopo un po' non ce la faccio più a seguirli e così rimango solo. E' bello pedalare nel silenzio dei boschi e poi è la serata di luna piena più luminosa dell'anno e sopra, quando il panorama si apre, è uno spettacolo mozzafiato vedere monti e prati inondati di luce lunare: sono particolarmente commosso soprattutto perché il meteo aveva previsto pioggia.
Mi rimpinzo al primo ristoro, posto dopo quasi 100 KM al paese di Spinello, ma le uniche canne che girano sono quelle dei telai degli altri randagi. Riparto velocemente e resto insieme con un tipo di Urbino con il quale passerò il resto della notte. E' un ex maratoneta che si sta preparando alla Straducale anche se è visibilmente indietro di preparazione; ci facciamo compagnia durante l'interminabile salita al passo della Calla: in vetta a 1300metri ci saranno 3/4 gradi e un bel nebbione.

 La traccia GPS, in uno dei pochi passi falsi dell'ottima organizzazione, indica di continuare a salire...invece scendiamo in Toscana più esattamente in Casentino dove 25 anni fa avevo vissuto una fallimentare esperienza da pastore di capre. Quanti ricordi e quanto è strana la vita, pensavo, iniziando a macinare il passo di Croce dei Mori. Inizia ad albeggiare e la discesa è da favola: boschi, profumo di acacie in fiore, eleganti panorami toscani...se non è il paradiso poco manca. Al Km 195 a Vicchio secondo controllo fuori da un bar, siamo partiti da 8 ore e mezzo ma devo salutare il compagno di pedalata che ha spesso crampi e appena la strada sale va in difficoltà. I ragazzi dell'organizzazione assicurano che l'ultima salita al passo della Colla è "solo lunga" ,e generalmente tali affermazioni nascondono strappi al 16% o cose del genere, quindi alla fine sono proprio felice quando mi appaiono le sgangherate vestigia dell'hotel Fonte dell'Alpe con l'ottima acqua locale e la constatazione che le salite dure sono finite.

Durante la discesa scopro che Marradi ha dato al mondo la possibilità di leggere le poesie del "celebre" Dino Campana, scrittore impazzito all'inizio del '900 dopo aver scritto in un manicomio parole di ottismo come «Tutto va per il meglio nel peggiore dei mondi possibili...»
Ancora uno strappetto ed eccoci al pantagruelico ristoro del Km 250 dove il percorso si sovrappone a quello del "Giro di Romanagna", una simil-granfondo che si corre su varie distanze. Lì un tipo dell'organizzazione ci trova un "treno" per rientrare a Lugo, costituito da una decina di tarantolati dalla granfondo che naturalmente si mettono a menare a 45 all'ora su uno stradello pieno di buche e saliscendi. E' il classico gruppetto di fenomeni che rilanciano, misteriosamente, a ogni dosso o curva e immaginate che piacere siano questi scattini dopo 280km e 3800mt di dislivello. Comunque arrivo sderenato a Lugo 13 ore dopo la partenza. Qui mi do una rinfrescata e salto in bici per gli ultimi pianeggianti 100 km fino a Comacchio. Peccato che i pedali non diano più segno di vita ovvero girino senza causare nel mezzo quel corrispondente moto in avanti che tanto gratifica i ciclisti di ogni specie, dal campione del mondo su pista all'ultimo pedalatore di risciò indiano. Mentre mi interrogo e condivido l'interrogativo con i solerti ragazzi dell'organizzazione, vengo a scoprire dell'esistenza del "cricchetto del mozzo". Devo ammettere che sarei rimasto volentieri all'oscuro sull'argomento anche cullandomi nella beata ignoranza convinto che si trattasse di uno spiritoso passatempo da marinai. Invece scopro che senza questo benedetto cricchetto la catena fa girare i pignoni a vuoto ed essi non trasmettono il movimento alla ruota: che fare? Nella sfiga due colpi di culo: uno, il casino è successo nel piazzale della partenza a Lugo e non in mezzo all'appennino tosco-emiliano alle 3 di mattino...due, i romagnoli sono veramente gentili e ospitali. Gli organizzatori vanno a chiamare innanzitutto un tipo che stava giustamente vendendo bici nel suo stand e lo spediscono a cercarmi una ruota compatibile con il mio Shimano, poi va a casa uno dell'organizzazione a prendermi la sua bici infine un terzo ragazzo viene sguinzagliato a caccia di ruote posterioni. In pochi minuti la mia disperazione, il brevetto da 400KM mi serve per l'iscrizione alla 1001 miglia..si trasforma nella certezza che in modo o nell'altro gli amici della Baracca-Lugo mi faranno ripartire e infatti dopo pochi minuti sto trebbiando sulla camionabile Lugo-Alfonsine-Comacchio. La strada ha il nickname di "Raspona" e dopo un po' capisco il perchè...il fondo in certi punti è degno del pavè della Roubaix; un esperto randonneur che l'ha fatta 3 volte, che culo !, dice che la classica del pavè è molto peggio ma per me basta questa. Sul ritorno scopro che questi mangiapreti di romagnoli hanno avuto il coraggio di chiamare una via "Casso Madonna"...
Beh comunque chiudo la mia prima 400 in poco più di 17 ore, inclusa un'ora persa per via del cricchetto e intanto arriva anche l'amico Vegano che ha fatto il giro da 300 con suoi conoscenti di Milano dei quali uno è stato male dopo la Calla, probabilmente per un colpo di freddo in discesa, e ha passato mezzo giro con lo stomaco sottosopra "stracciando" a ogni curva...sono stati davvero bravi a riuscire ad arrivare.
Dopo la doccia si va al pasta party che però è in fase di smobilitazione..no problem, gli organizzatori ci danno un buono per un chiosco locale dove, seppur vegetariani, veniamo saziati da una simpatica ragazza...grazie Romagna e grazie ancora ai ragazzi della Baracca-Lugo...se tutti organizzassero randonnee come loro la gente forse deciderebbe in massa di passare la prima notte di matrimonio pedalando...o no?